Federico: giovane Project BIM manager dall’animo eclettico e con la passione per la digitalizzazione
Ad ogni rilettura dell’intervista sottoposta all’Ing. Pigliapoco, appare sempre più evidente la passione che ha per il suo lavoro e per il mondo del BIM a 360°.
Sebbene la sua giovane età, la sua esperienza parla da sola. Laureatosi in Ingegneria Edile presso l’Università Politecnica delle Marche nel 2014. Le sue esperienze successive lo hanno velocemente instradato a quella che egli stesso considera come “L’esperienza più forte della mia carriera”: diventare BIM Specialist in ambito impiantistico a Doha per la progettazione impiantistica di circa 10 corpi d’opera della linea Rossa della Metropolitana.
Ad oggi, è diventato Project BIM Manager presso la sede italiana della multinazionale olandese Arcadis ed è costantemente concentrato “sullo studio e lo sviluppo di soluzioni che possono avvicinare il mondo delle costruzioni a quella digitalizzazione di cui tanto si parla”. Non indugio ulteriormente e vi lascio godere questa interessante intervista!
- Quale è stato il percorso che l’ha portata a ricoprire il ruolo di Project BIM Manager nella società Arcadis?
Dopo la laurea in Ingegneria Edile presso l’Università Politecnica delle Marche nel 2014 ho iniziato a lavorare per una impresa che si occupava di realizzare edifici con metodologia a secco e strutture in acciaio e in questa occasione ho avuto il mio primo approccio all’utilizzo di software di modellazione 3D, in particolare Autodesk Revit. Questa esperienza mi ha fatto crescere molto velocemente nell’utilizzo del software sia per la parte progettuale che per l’ottimizzazione di processi di estrazione quantità, computi, programmazione delle tempistiche e controllo delle attività di cantiere tramite modelli. Successivamente ho avuto l’opportunità di lavorare per una importante società di progettazione e realizzazione di facciate continue, facendo parte di un gruppo di ricerca e sviluppo internazionale. Qui ho approfondito lo studio di software e logiche di computational design applicato principalmente alle facciate continue e ai sistemi di schermatura. Il vero salto di qualità per passare dal solo utilizzo del software al vero processo BIM, è stato quando nel 2016 mi sono trasferito a Doha, in Qatar, per la progettazione impiantistica di circa 10 corpi d’opera della linea Rossa della Metropolitana.
Qui ho avuto la fortuna di capire e applicare in maniera professionale tutti i principi della progettazione in BIM, vivendo dall’interno anche tutti i processi collaborativi che sono il vero cuore del BIM. Dopo questa esperienza da BIM Specialist in ambito impiantistico ho capito quanto fosse importante investire sul BIM soprattutto per gli impianti, così ho deciso di trasferirmi a Milano per iniziare una nuova esperienza come BIM MEP Coordinator per Progetto CMR, una importante realtà italiana nell’ambito della progettazione integrata. Qui ho lavorato con un gruppo BIM già formato e con esperienza in ambito architettonico e ho aiutato la società a crearne uno altrettanto performante in ambito MEP.
Dopo circa un anno ho accettato la proposta di Arcadis di assolvere il ruolo di BIM Coordinator presso la sede italiana della società.
Arcadis è una multinazionale olandese, società di consulenza ingegneristica e ambientale che nasce a fine 1800 ed è presente in 70 paesi con circa 28000 collaboratori. Ho scelto di entrare a far parte di questo grande gruppo sia per il suo DNA internazionale che per l’interesse che ha sempre mostrato nell’ambito dell’innovazione.
Nel giro di tre anni parallelamente al ruolo di BIM Coordinator a livello aziendale, che può essere anche connotato come quello di BIM Implementation Specialist, il team di figure con competenze legate al BIM è cresciuto e ho iniziato ad operare come Project BIM Manager. Opero quindi su due livelli, quello strategico aziendale in supporto al Regional BIM Lead e quello operativo sui singoli progetti.
- Potrebbe raccontarci come si svolge la sua giornata lavorativa?
Per fortuna avendo questo ruolo trasversale durante l’arco dell’anno non c’è monotonia di attività giornaliera. Ci sono periodi in cui mi occupo di formazione e quindi le mie giornate sono dedicate alla preparazione di presentazioni e a corsi di formazione interni, oppure periodi in cui si lavora sull’implementazione di standard, perciò le giornate sono piene di meeting con i colleghi del team Global oppure interni per la definizione delle strategie di implementazione. In altri casi mi occupo di ricerca e sviluppo di tematiche legate alla digitalizzazione dei processi costruttivi, quindi sia tramite lo sviluppo di soluzioni interne che di proposte esterne, quindi in questo caso è una attività di business development.
Quando svolgo l’attività di Project BIM Manager le mie giornate si possono racchiudere in due parole, comunicazione e coordinamento. Mi allineo ogni mattina con i responsabili BIM di ogni disciplina per essere informato sull’avanzamento del progetto e sullo stato dei modelli, svolgo analisi interferenze e poi comunico ai vari team come procedere per risolverle.
Parallelamente mi occupo della pianificazione BIM del progetto aggiornando il piano in base al livello di sviluppo dei modelli confrontandolo tra quello atteso e quello reale. Periodicamente fornisco al Project Manager una panoramica dello stato dei modelli e della progettazione confrontandolo con il tempo che è stato necessario per raggiungerlo. Ho frequenti meeting con i Clienti e con altri stakeholder per assicurarmi che la strada intrapresa da ognuno sia quella che rispetta i requisiti imposti.
- Ci parlerebbe di uno dei progetti che sta seguendo o che ha seguito?
Posso portare come esempio l’ultimo periodo di lavoro come Project BIM Manager per un progetto che interessa molte delle nostre sedi in Europa con un cliente di livello globale per il quale stiamo affrontando un processo di seamless delivery, supportandolo nella definizione di procedure standard e nella creazione di un template di progetto che possa essere adattato alle diverse località nel mondo. Questo progetto è coordinato da un team centrale a livello europeo e poi le singole sedi nazionali si occupano dello sviluppo operativo dello stesso. Progetti di queste dimensioni devono nascere necessariamente in BIM, in quanto gli attori in gioco sono molti ed è necessario che tutti parlino la stessa lingua, non mi riferisco all’inglese, bensì agli standard progettuali e di condivisione dati.
Per quanto riguarda i progetti italiani, come dicevo, ho il ruolo di BIM Manager e Resource Manager relativamente alle parti di progetto realizzate con il supporto di team di lavoro di Arcadis dislocati in altre sedi. Uno degli aspetti più interessanti è sicuramente la possibilità di lavorare all’interno di un team globale che racchiude competenze provenienti dagli ambienti e culture più diversi, per questo motivo ogni giorno ho l’opportunità di confrontarmi e quindi imparare cose nuove da poter poi applicare nel contesto italiano. Questa serie di progetti permette inoltre di sviluppare soluzioni di design automation ad hoc, risultato dell’esperienza di tanti uffici che lavorano in sinergia per raggiungere un unico obiettivo.Questa serie di progetti permette inoltre di sviluppare soluzioni di design automation ad hoc, risultato dell’esperienza di tanti uffici che lavorano in sinergia per raggiungere un unico obiettivo.
- Qual è stata l’esperienza che le ha dato maggiore soddisfazione professionale?
Le esperienze soddisfacenti sono state molte, da quelle come docente all’università a speaker all’Autodesk University Pre-Event a Londra, passando per i vari progetti che ho visto prima su monitor e poi realizzati. L’esperienza più forte della mia carriera è stata sicuramente quella a Doha, lavorando sulla linea rossa della metropolitana. E’ stato un periodo molto intenso lavorando 12-14 ore al giorno 6 giorni su 7 ma ogni consegna che facevamo veniva festeggiata come se fosse una vittoria. Facevo parte di un team fantastico di colleghi e amici che mi hanno dato tanto sia dal punto di vista professionale che umano. Alcuni di questi lavorano ancora con me, altri sono sparsi per l’Italia ma continuiamo a sentirci con piacere.
Un’altra soddisfazione è stata entrare e girare per i locali di un edificio progettato dall’architetto De Lucchi per il quale Arcadis ha svolto la parte di ingegneria e direzione lavori. Il mio primo giorno in Arcadis ho messo mano al modello BIM di quell’opera e l’ho visto cambiare e crescere nei mesi fino a quando è stato completato dopo circa un anno. In generale ogni progetto in cui le mie attività hanno un impatto e possono fare la differenza mi rende soddisfatto.
- Guardando al 2021, qual è uno degli aspetti del BIM che le piacerebbe approfondire?
Io faccio parte di quella parte di professionisti che è convinta che il futuro del BIM sia il NON BIM, inteso come l’accettazione e l’interiorizzazione di questo metodo di lavoro a tal punto da non doverlo più circoscrivere all’interno di un acronimo. Personalmente ho intenzione di concentrarmi sullo studio e lo sviluppo di soluzioni che possono avvicinare il mondo delle costruzioni a quella digitalizzazione di cui tanto si parla.
Il BIM è un mattone necessario per costruire questo muro, ma ce ne sono tanti altri che devono essere aggiunti e devono collaborare tra loro per rendere il muro solido, come l’intelligenza artificiale, l’IoT, la Blockchain, l’image recognition, realtà virtuale o aumentata e così via. Alla base di tutto ci sono i dati che vengono prodotti durante il ciclo di vita di un asset, da quando viene pensato e messo su modello a quando viene gestito o dismesso. La gestione di questi dati in maniera strutturata permette una ottimizzazione dei processi riducendo i gap informativi tra le varie fasi e permettendo poi scelte più consapevoli e sostenibili.